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Napoli Sotterranea

Nel sottosuolo della città esiste una rete di cunicoli, cavità, cisterne, pozzi, catacombe e passaggi che si sviluppa per un totale di due milioni di metri quadrati. Al suo interno sono collocate numerosi resti di opere di architettura classica, greca e romana.

Il nome deriva dal titolo del libro scritto nel 1889 Guglielmo Melisurgo, ingegnere che documentò la sua intensa attività di ispezione del sottosuolo napoletano.

Storia

I primi manufatti che testimoniano scavi sotterranei sono datati circa cinque millenni.
In età relativamente più recente furono i greci, nel III secolo a.C., a scavare per realizzare ambienti dedicati ad ospitare ipogei funerari e a realizzare cave nel sottosuolo per ricavare il tufo i cui blocchi erano usati per la realizzazione delle mura e dei templi e scavarono numerosi ambienti per creare una serie di ipogei funerari.
Lo sviluppo della rete sotterranea si intensificò con i romani infatti che durante l’età augustea realizzarono le grotte di Cocceio e di Seiano e un articolato complesso di acquedotti sotterranei in cui passavano le acque provenienti dalle sorgenti del Serino. Una parte di essi conducevano l’acqua alla Piscina Mirabilis di Miseno.
Gli acquedotti consentivano il passaggio umano e non furono mai del tutto abbandonati ma nel tempo furono oggetto di interventi di modifica, ampliamenti, ristrutturazione. Ne è testimonianza la presenza di intonaco usato per impermeabilizzare i cunicoli. Le gallerie furono utilizzati per alimentare d’acqua abitazioni, edifici pubblici e fontane dislocate in varie parti della città.
Poiché agli inizi del XVI secolo l’acquedotto esistente non era più in grado di soddisfare le necessità della popolazione fu realizzato un acquedotto più grande.
I sotterranei cominciarono ad essere utilizzati per scopi diversi. In particolare essi vennero illuminati e usati come rifugio antiaerei contro i bombardamenti della seconda guerra mondiale. Anche in questo caso numerosi sono i resti che testimoniano la presenza umana in quel periodo. Uno di questi rifugi si trova in Via Sant’Anna.

Fu lo speleologo Albertini che nel 1987 portò alla luce una cava greca profonda circa 40 metri proprio sotto l’area occupata dal cimitero di Santa Maria del Pianto, dando impulso alla riscoperta di tutta la vastissima area sotterranea.

La rete sotterranea non è ancora del tutto nota e gli studi degli speleologi continuano al fine di aggiornare il censimento delle cavità sotterranee.

A gestire l’area è un’associazione, denominata “Napoli sotterranea”, che si occupa delle visite turistiche della parte accessibile da Piazza Gaetano e dell’area del Teatro dell’Anticaglia.

Ingressi

A Napoli sotterranea si accede tramite due ingressi principali: Piazza San Gaetano e a Chiaia, in via Sant’Anna di Palazzo.

Accesso da Piazza San Gaetano

Un accesso si trova presso Piazza San Gaetano, vicino alla Basilica di San Paolo Maggiore. Consiste in una discesa composta da 140 gradini. Tramite questa scala si scende di 40 metri sotto il livello stradale. Scendendo si possono osservare ambienti destinati a rifugio durante il secondo conflitto mondiale e proseguendo si raggiunge l’antico acquedotto di età romana che, ricavato nel tufo, aveva il compito, di portare l’acqua dalle sorgenti del Serino in tutta le zone della città. Alla fine del percorso si arriva al teatro romano di Neapolis da cui si accede tramite una botola dentro una vecchia casa privata.

Via Sant’Anna di Palazzo

Nella zona dei Quartieri Spagnoli si trova un altro accesso alla Napoli Sotterranea. Attraverso una struttura collocata nei pressi di Via Chiaia si scende di circa 40 metri e raggiungere un rifugio di 3.200 metri quadrati, realizzato durante la Seconda Guerra Mondiale e in grado di accogliere almeno 4.000 persone.
Sulle pareti del rifugio sono presenti numerosi graffiti realizzati da coloro che lì avevano trovato riparo. I contenuti delle scritte o dei disegni sono le più svariate e sono la fotografia di un ricco e variegato spaccato sociale.
Si possono anche osservare i servizi usati in quell’epoca: le cisterne usate come bagni pubblici e l’impianto elettrico.