I Borboni durante il loro dominio sul Regno delle Due Sicilie utilizzarono quattro residenze. Tra queste, vi era il Palazzo Reale, che insieme alla Reggia di Capodimonte, di Caserta e di Portici costituì, dunque, il magnifico complesso di palazzi della celebre casata reale.
Originariamente esso fu sede dei viceré spagnoli, poi dei viceré austriaci, quindi dei Borboni. Dopo la costituzione del Regno d’Italia esso divenne una residenza dei Savoia.
E’ di notevoli dimensioni e maestoso si affaccia su Piazza del Plebiscito, di fronte alla Basilica di San Francesco di Paola e a fianco di importanti edifici storici: il Palazzo della Prefettura e Palazzo Salerno.
Nel XX secolo presso la Residenza Reale fu trasferita la Biblioteca Nazionale dedicata a Vittorio Emanuele II, istituita nel XVIII secolo e custodita precedentemente presso il Palazzo del Museo.
Storia
La costruzione del palazzo fu voluta dal viceré spagnolo Fernando Ruiz de Castro nel 1600. Nell’idea originaria esso avrebbe dovuto ospitare il re di Spagna Filippo III durante una sua visita ufficiale che tuttavia non ebbe mai luogo.
Fu realizzato da Domenico Fontana nello stesso luogo in cui a metà dell’XVI secolo sorgeva un’altra residenza reale, in una posizione strategica poiché vicino al porto cittadino.
Dopo essere stato residenza dei viceré spagnoli e a seguire di quelli austriaci, esso nel 1734 divenne sede della casa reale di Borbone. Nel 1738 in occasione delle nozze di Carlo di Borbone con Maria Amalia di Sassonia e nel 1768 in occasione delle nozze di Ferdinando IV di Borbone con Maria Carolina d’Austria, il palazzo fu sottoposto ad intensi lavori di rinnovamento che portarono alla sistemazione di alcuni ambienti interni, della realizzazione di un teatro di corte e dell’ampliamento del lato verso il mare.
Alla fine del ‘700 le arcate del portico furono chiuse in maniera alternata per dare maggiore effetto di solidità alla struttura. Inoltre fu completata la nuova ala del Palazzo, il cosiddetto “braccio nuovo”, proiettato verso la fortezza del Maschio Angioino, destinato a divenire sede dal 1927 della Biblioteca Nazionale intitolata a Vittorio Emanuele III. Agli inizi dell’Ottocento negli interni si collocarono decorazioni ed elementi di arredo in stile neoclassico.
Nel corso del XIX secolo la struttura fu oggetto di un ulteriore ampliamento che ebbe luogo dopo l’incendio del 1837 e l’opera di restauro che seguì nei venti anni successivi. I lavori furono affidati a Gaetano Genovese che realizzò la cosiddetta Ala delle Feste e sistemò la facciata con una base in bugnato e l’installazione di una piccola torre.
Nel 1888, il Re Umberto I ordinò la collocazione all’interno di nicchie esterne di enormi statue dei sovrani del Regno di Napoli: da Ruggero il Normanno a Vittorio Emanuele II.
Il Palazzo subì pesanti danni durante la II Guerra Mondiale a causa dei bombardamenti che lo colpirono. Fu comunque completamente ristrutturato.
Descrizione
Esterno
Facciata
L’edificio ha una larghezza di 169 metri. La facciata presenta alla base un porticato in cui si alternano arcate aperte e arcate chiuse che fungono da nicchia. Nella parte superiore sono presenti due ordini di finestre e al centro sono collocate stemmi reali e vicereali.
Agli estremi della facciata sono presenti inoltre due arcate cieche sulle quali poggia un terrazzo.
Statue dei sovrani
Le statue furono collocate per volere del Re Umberto I nel 1888, il quale fece aprire delle nicchie sulla facciata dell’edificio per consentire che vi fossero collocale le statue dei sovrani del Regno di Napoli.
La disposizione delle statue segue un rigoroso ordine cronologico in base al periodo di dominio della dinastia cui ciascun sovrano appartiene. Da sinistra a destra le statue rappresentano: Ruggero il Normanno, Federico II di Svevia, Carlo I d’Angiò, Alfonso V d’Aragona, Carlo V d’Asburgo, Carlo III di Spagna, Gioacchino Murat e Vittorio Emanuele II.
Nella collocazione delle statue i Savoia seguirono un preciso obiettivo: esaltare la propria casata e al contrario oscurare quella dei Borbone. Si può infatti notare che la statua di Vittorio Emanuele II sia la più grande, ciò nonostante, questo sovrano sia stato Regno d’Italia e non Re di Napoli, mentre l’unico rappresentante della dinastia dei Borbone presente è Carlo VII di Borbone, indicato però come Carlo III di Spagna, senza riferimenti alla sua appartenenza alla dinastia borbonica.
Cortili
Accedendo al Palazzo si raggiunge il Cortile d’Onore realizzato da Domenico Fontana con una fontana dell’ottocento abbellita da una statua che rappresenta la Fortuna.
A sinistra si raggiungono il Cortile delle carrozze, così chiamato perché destinato al passaggio delle stesse, e il Cortile del belvedere.
Accedendo al Palazzo dall’ingresso laterale, di fronte alla Galleria Umberto I, si raggiunge un altero cortile con la scultura dell’Italia turrita e stellata opera di Liberti e il giardino d’Italia, realizzato da Gaetano Genovese tra il 1838 ed il 1840.
Al primo piano di trovano i gairdini pensili, che offrono un bellissimo panorama verso il porto e il Vesuvio.
Attraverso il Cortile d’Onore, a sinistra si raggiunge l’appartamento reale, attraverso uno scalone monumentale e i giardini reali.
Giardini reali
Già nel XVIII secolo gli angioini dedicarono quest’area a verde e i viceré spagnoli la arricchirono con statue e viali, dai quali si accedeva a giardini nascosti.
Nel XIX secolo, in occasione dell’opera di restauro portata avanti dall’architetto Genovese, si affidò la sistemazione dei giardini a Federico Corrado Denhart, importante botanico del tempo, che piantò lecci, magnolie, Cycas Revoluta, Persea Indica, Strelitzia Niccolai e diede al terreno l’aspetto attuale di giardino “all’inglese”.
Fu successivamente aggiunto anche un cancello in ferro che porta ad un viale ai cui lati sono presenti i Cavalli di Bronzo, statue donate dallo Zar Nicola I e note anche come “Palafrenieri”. Fu inoltre realizzato, nel lato confinante con Piazza Trieste e Trento, un altro piccolo giardino, il Giardino d’Italia, con palme e camelie, decorato al centro con la scultura di marmo “L’Italia”, realizzata da Francesco Liberti.
In fondo si possono osservare le Scuderie di epoca ottocentesca e il relativo maneggio.
Interno
Scalone
Lo Scalone d’onore fu progettato da Francesco Antonio Picchiatti nel 1651e successivamente realizzato da Gaetano Genovese tra il 1838 e il 1858. Esso presenta decorazioni con marmi bianchi e rosei, bassorilievi raffiguranti allegorie e trofei di guerra. La balaustra è in marmo traforato mentre salendo si possono osservare imponenti statue realizzate in gesso. Esse rappresentano le virtù: Fortezza, Giustizia, Clemenza e Prudenza.
Attraverso lo Scalone si raggiunge l’area del cosiddetto “Ambulacro”, assai luminoso per la presenza di ampie vetrate di età ottocentesca e i corridoi le cui volte sono impreziosite da stucchi e decorazioni.
Le sale interne conservano dipinti di importanti artisti appartenenti al periodo borbonico, tra i quali Guercino, Andrea Vaccaro, Mattia Preti, lo Spagnoletto, Tiziano e tele di età più recente.
Appartamento Reale
L’appartamento che ospitava la famiglia regnante comprende trenta stanze. Si tratta di ventinove sale collegate tra di loro in sequenza e un ambiente, il teatrino di corte, aggiunto successivamente che ventinove delle quali si susseguono in successione, mentre una, il teatrino di corte, si sviluppa in un contesto a sé stante.
L’Appartamento è diventato museo nel 1919.
Mentre le sale reali di etichetta non sono state oggetto di interventi in epoche più recenti, alcune delle altre stanze sono state trasformate per ospitare una Galleria di pere d’arte.
A causa degli ingenti danni subiti dall’edificio durante il secondo conflitto mondiale, le decorazioni interne sono state in gran parte rifatte. L’unica testimonianza degli affreschi originali del XVII secolo sono quelli del tardo manierismo in cui si raffigurano immagini storiche legate a vittorie spagnole.