Roma caput mundi
La leggenda sulla fondazione
La leggenda sulla fondazione
Roma fu fondata in base ad un’antica tradizione il 21 aprile del 753 a.C.
Seconda una delle numerse leggende che circondano il mito di Roma la fondazione della città sarebbe opera di Romolo, appartenente alla stirpe di Alba Longa e discendente di Silvio, figlio di Lavinia e dell’eroe troiano Enea, giunto nel Latium dopo la caduta della sua città d’origine.
Come narra Virgilio nell’Enedide, Enera era figlio di Venere e dopo la caduta di Troia per mano Achea, insieme all’anziano padre Anchise e al figlio Ascanio affronta un lungo e tormentato viaggio che lo conduce nel Lazio, a Laurento.
Qui viene accolto con amicizia dal re aborigeno Latino, della cui figlia Lavinia Enea si innamora perdutamente. Poiché il sentimento è ricambiato dalla giovane il re la concede in sposa al troiano suscitando le ire del re dei Rutili, Turno, cui era già stata promessa sposa.
Ne derivò una guerra che portò alla sconfitta dei Rutuli ma anche alla morte di Latino. Enea intanto fondò una nuova città, l’attuale Pratica di Mare, che chiamò Lavinio dal nome della moglie.
Enea e Lavinia ebbero quindi un figlio, di nome Silvio, capostipite della stirpe di Alba Longa. Uno dei lontani discendenti Numitore, fu spodestato da Amulio, il quale, per evitare che Numitore potesse avere eredi maschi, obbligò Rea Silvia a divenire vestale e fare voto di castità. Il dio Marte, però, si innamorò di Rea Silvia e generò con lei due figli, Romolo e Remo.
Amulio, venuto a conoscenza del concepimento, ordinò l’annegamento dei due piccoli. Il servo che doveva uccidere i bambini non ebbe coraggio e abbandonò Romolo e Remo dentro una cesta sulla riva del Tevere. La cesta raggiunse la palude del Velabro, vicino alla zona dove si trova il Foro romano. Essi furono trovati e allevati in una grotta da una lupa rimasta senza cuccioli. Ancora oggi la lupa è il simbolo della città. Secondo varianti della leggenda principale essi furono allevati da una prostituta, anticamente detta anche “lupa” o da un picchio.
I gemelli sopravvissuti furono poi trovati da un pastore, Faustolo, che con la moglie Acca Larenzia, li prese con sé e li fece crescere come propri figlio.
Molti anni dopo, quando essi erano ormai adulti e avevano scoperta la propria origine, Romolo e Remo tornarono ad Alba Longa per uccidere il sovrano Amulio e restituire il legittimo potere a Numitore. Essi da quest’ultimo ottennero il permesso di tornare nel luogo dove erano cresciuti per fondare una nuova città in cui avrebbero potuto regnare.
Tra i due nacque però una discussione poiché Romolo voleva fondare la nuova città sul Colle Palatino e voleva chiamarla Roma, mentre Remo voleva fondarla sull’Aventino con il nome di Remora. I due passarono alle mani e alla fine Remo fu ucciso. Romolo fondò così la nuova città secondo i suoi voleri e ne divenne re.
Origine del nome
Non ci sono notizie certe sui motivi per cui la città che avrebbe dominato il mondo fu chiamata Roma. Ci sono in proposito innumerevoli leggende, tradizioni, teorie.
La più antica tra le interpretazioni è quella di Servio, tra il IV e il V sec. d.C., secondo la quale il nome Roma trae origine da “Rumon” o “Rumen”, un nome arcaico del fiume Tevere. La radice del termine deriverebbe dal verbo ruo, scorrere. In questo caso il nome Roma doveva significare “città sul fiume”. Teorie diverse sono quelle degli storici greci che preferivano sottolineare l’origine greca di Roma e ne ricollegano il nome a Rome, figlia di Ascanio, moglie di Enea e madre di Romos e Romylos, fondatori della città. In questo caso l’etimologia di Roma sarebbe da collegarsi al greco “romé” che significava “forza”.
considerare Roma una città di origine ellenica, narravano l’arrivo di profughi troiani sulle coste laziali dove Enea, il loro capo, avrebbe fondato una città dandole il nome di una delle donne, Rome, la quale, stanca di navigare da una terra all’altra, avrebbe convinto le sue compagne a bruciare le navi. In un’altra versione della leggenda Rome diveniva la figlia di Ascanio e nipote di Enea, mentre in un’altra ancora si narrava che Rome, una troiana giunta in Italia con alcuni suoi compagni, sposò Latino ed ebbe due figli, Romos e Romylos (Remo e Romolo), i quali fondarono la città dedicandola alla madre. In questi racconti si riscontra un elemento comune, la derivazione del nome da Rome, di cui è certo perlomeno l’etimo, romé, che in greco significa forza.
Età antica
Periodo monarchico
Per circa due secoli al potere si alternarono sovrano latini, sabini e infine etruschi. Secondo quanto narra la tradizione i re furono sette : Romolo che fu anche il fondatore, Numa Pompilio, Tullo Ostilio, Anco Marzio, Tarquinio Prisco, Servio Tullio e Tarquinio il Superbo.
Periodo repubblicano
Dopo la cacciata dell’ultimo monarca si instaurò una repubblica di carattere oligarchico. La città fu interessata da forti scontri interni tra le due fazioni dei patrizi aristocratici e i plebei e da guerre contro le popolazioni italiche stanziate nei territori limitrofi. Dopo le vittorie sugli Etruschi, sui Latini, sui Volsci Roma conquistò l’intera regione corrispondente all’attuale Lazio. Da lì continuò un’ulteriore espansione dal centro della penisola italica fino al sud delle colonie della Magna Grecia.
Grazie alla forza militare Roma divenne rapidamente padrona del Mediterraneo. Tra il 246 e il 146 a.C. si combatterono le tre guerre puniche contro Cartagine, mentre contro la Macedonia l’esercito romano combatté dal 212 al 168 a.C.. In seguito alle vittorie contro le due potenze dell’epoca, i romani conquistarono un’area vastissima, creando diverse province al di fuori della penisola italica, la Sicilia, la Sardegna, la Corsica, la Spagna, l’Africa, la Macedonia e la Grecia. Non a caso Roma cominciò ad essere nota anche con l’appellativo di caput mundi, cioè capitale del mondo.
Ampliati notevolmente i propri confini, la città cominciò ad essere interessata da periodi di guerre interne, congiure contro i consoli in carica, rivolte. Il II e il I sec. a.C. si caratterizzarono per la presenza di numerosi personaggi passati alla storia per le loro gesta, per il loro eroismo, per il loro coraggio, per il loro carisma o per il contributo alla cultura dell’umanità. Tra questi Gaio Giulio Cesare che dopo aver conquistato come comandante dell’esercito la Gallia e aver ulteriormente ampliato i confini dello Stato romano fino all’Atlantico e in Germania, fino al Reno, costituì il cosiddetto primo triumvirato con Gneo Pompeo Magno e Marco Licinio Crasso. Dopo la morte di quest’ultimo nel 53 a.C., Cesare di ritorno dalla Gallia valicò il Rubicone (49 a.C.), dichiarando guerra a Pompeo. Dopo averlo sconfitto a Farsalo nel 48 a.C., assunse il controllo di Roma come dictator.
In seguito ad una serie di riforme di carattere repubblicano, Cesare attirò su di sé la forte ostilità di numerosi senatori conservatori. Questi si resero protagonisti di una cospirazione che portò all’uccisione di Cesare nel 44 a.C.
L’eredità di Giulio Cesare fu raccolta dal nipote Ottaviano Augusto. Dopo aver costituito un secondo triumvirato insieme a Marco Antonio e Lepido, seppe conquistare l’appoggio del senato e del popolo. Così emarginato Lepido e poi sconfitto nel 31 a.C. Antonio alleatosi con Cleopatra, regina d’Egitto, divenne padrone indiscusso di Roma e inaugurò una nuova fase della storia di Roma.
Periodo imperiale
Il Senato conferì ad Ottaviano nel 27 a.C. il titolo di Imperator Caesar Divi Filius Augustus, così da trasformare Roma in un Impero. Augusto ebbe il grande merito di pacificare tutta l’area del mediterraneo, ampliando ulteriormente i confini di Roma, costruendo nuove strade, porti e ponti, ravvivando la politica di scambi economici e commerciali. A lui si deve anche la realizzazione di numerosi edifici e costruzioni pubbliche che resero Roma una città ricchissima di monumenti.
Il periodo imperiale fu il più florido della storia della città eterna e nel momento di massima espansione territoriale, sotto l’Imperatore Traiano, il territorio romano di estendeva dall’Atlantico all’Asia Mediorientale, dalla Britannia, all’Africa orientale.
Dopo la morte di Augusto si alternarono al potere esponenti della dinastia Giulio Claudia. Quindi divennero Imperatori i Flavii, durante il cui governo fu realizzato il Colosseo, iniziato da Vespasiano nel 72 d.C. e inaugurato da Tito nell’80 d.C.. A loro seguirono gli Antonini, che dovettero fronteggiare la diffusione del cristianesimo grazie al contributo pastorale dei discepoli di Gesù. Con i Severi, nel III secolo, l’Impero cominciò ad entrare in crisi e conclusasi l’esperienza del Principato ereditario iniziò un periodo di anarchia militare.
All’inizio del III secolo i barbari rappresentavano un serio pericolo e la corruzione nelle province dell’Impero era dilagante. Nel tentativo di governare meglio la situazione Diocleziano divise il territorio in due parti, quella orientale con residenza imperiale a Nicomedia e quella occidentale, che venne affidata a Valerio Massimo, nominato Augusto, con residenza a Mediolanum. Successivamente l’Impero venne diviso in quattro parti. Si diede così vita alla tetrarchia con la nomina da parte dei due Augusti di due Cesari che sarebbero diventati eredi dei primi.
Nel 313, con l’Editto di Milano, Costantino centralizzò nuovamente il potere, ponendo fine alle innumerevoli guerre intestine. Con lo stesso celebre editto riconobbe la libertà di culto ai cristiani promuovendo egli stesso iniziative che andavano nella direzione di rafforzare il ruolo del Cristianesimo: furono realizzate nuove basiliche e venne affidato il potere civile a Roma al pontefice Silvestro I.
A Costantino si deve anche la fondazione della nuova capitale della zona orientale dell’Impero, la quale fu chiamata Costantinopoli in suo onore.
Teodosio nel 380 d.C. con un nuovo editto riconobbe il cristianesimo come religione ufficiale dell’Impero. Egli fu tuttavia l’ultimo imperatore dell’Impero unito. I suoi figli Arcadio e Onorio, infatti, si spartirono l’Impero dividendo anche politicamente ciò che già nella sostanza era diviso. La nuova capitale dell’Impero romano d’Occidente fu Ravenna, mentre Costantinopoli divenne capitale dell’Impero romano d’Oriente.
Roma aveva ormai perso il suo ruolo di guida all’interno dell’Impero. Non ne era più capitale, né centro vitale. La città come se non bastasse nel V secolo subì pesanti attacchi dalle popolazioni barbariche. A saccheggiare la città furono prima nel 410 i Visigoti, sotto il comando di Alarico, , poi nel 455 i Vandali, guidati da Genserico. Infine nel 472 Ricimero e Anicio Olibrio tornarono ad assaltare la città nel frattempo ricostruita dai Papi Leone Magno e Ilario.
Il 22 agosto del 476 Romolo Augusto fu deposto e con lui l’Impero romano d’Occidente ebbe termine.
Età medievale
Invasioni barbariche
La fine dell’Impero romano d’Occidente determinò l’inizio di una fase turbolenta per Roma, protetta dalla Chiesa e dai Papi, ma fortemente esposta al dominio dei barbari orami padroni incontrastati del territorio italico prima appartenuto all’Impero.
Alla guida di Roma si affermarono prima di Goti, poi i Bizantini, mentre si alternarono diverse forme di governo cittadino, fino ad arrivare alla creazione dei un ducato romano che comprendeva i confini territoriali della città.
Stato Pontificio
Il Re dei Franchi, Pipino detto il Breve, nel 756 sconfisse i Longobardi e donò il territorio di Roma a Papa Stefano II. Ciò segnò la nascita dello Stato Pontificio, denominato Patrimonium Sancti Petri, di cui Roma era naturalmente capitale.
Il ruolo della città come centro spirituale si definì chiaramente nell’800, quando la notte del 25 dicembre Carlo Magno fu incoronato imperatore da Papa Leone III nella Basilica di San Pietro in Vaticano. Ciò segnò la nascita dello stato teocratico dell’Impero Carolingio di cui Roma si candidava a divenire non capitale politica ma quantomeno centro religioso.
Nell’846 la città fu attaccata dai saraceni. In risposta a questa aggressione papa Leone IV rafforzò la fortificazione dell’allora Civitas Leonina, ossia quell’area della città che oggi corrisponde a Città del Vaticano. Nei secoli successivi si rafforzò sempre di più il ruolo del Papa e il loro potere politico, grazie anche allo stretto rapporto ormai consolidato con le antiche famiglie nobiliari della città.
Tra il XII e il XIII secolo sorsero in città numerose residenze nobiliari, mentre la città rese ulteriormente più forte il suo sistema difensivo grazie anche a rapporti instaurati con i Comuni limitrofi.
In reazione al potere papale e della nobiltà i cittadini romani costituirono a metà del 1100 il Comune Consiliare, la cui sede fu stabilita in Campidoglio, mentre i secoli successivi si intensificò il conflitto tra le famiglie nobiliari che appoggiavano il papa e quelle che invece erano vicine all’Imperatore.
Nel 1300 il Papa Bonifacio VIII proclamò a Roma il primo giubileo della storia e la città divenne ancora di più centro spirituale del cattolicesimo. In città arrivarono infatti circa due milioni di pellegrini. Nel 1303 lo stesso Papa fondò con bolla pontificia lo Studium Urbis, la futura Università La Sapienza di Roma.
Dopo un periodo di grande sviluppo determinato dal ruolo esercitato dai vari pontefici, nel 1309, con la scelta di Clemente V di trasferire la sede papale in Provenza Roma iniziò una fase di decrescita. Iniziò infatti il lungo periodo del papato avignonese durante il quale a Roma assunsero il governo famiglie espressioni della nobiltà cittadina, continuamente in guerra tra di loro.
Dopo varie iniziative diplomatiche e tentativi di rientro da parte dei successori di Clemente V, finalmente il 27 gennaio del 1377, Papa Gregorio XI tornò a Roma con un solenne rientro.
Roma tornò dunque ad essere sede della Curia e del Pontefice e vide ripristinato il suo ruolo di centro non solo religioso ma anche politico in Europa.
Agli inizi del XV secolo Papa Niccolò V fece ricostruire il centro di Roma, trasformando le rovine dell’antica Roma pagana in un nuovo centro della fede cristiana. Fece rafforzare le mura cittadine, ripristinò le forniture d’acqua interrotte secoli prima con le devastazioni barbariche, ordinò la ricostruzione delle quaranta chiese allora presenti in città, fece ristrutturare il Palazzo apostolico e decise l’ampliamento della Basilica di San Pietro.
Età moderna
Dominio papale
Roma nel XVI secolo visse un nuovo periodo di difficoltà. Dopo la Riforma Luterana del 1517 e la crisi che la Chiesa attraversò di conseguenza, vi fu il celebre sacco di Roma. Carlo V d’Asburgo inviò contro lo Stato Pontificio le sue truppe di Lanzichenecchi. L’allora Papa Clemente VII difeso dalle guardie svizzere riuscì a fuggire di nascosto a Orvieto ma i danni subiti dalla città furono tremendi. Ne seguì un periodo di violenze e malattie che decimò la popolazione. La città a metà del XVI secolo arrivò a contare appena 20.000 abitanti.
Dopo il Concilio di Trento, dal 1545 al 1563, Roma fu confermata capitale dello Stato Pontificio, pur in quadro di profondo ridimensionamento politico del ruolo del Papa in Europa.
Tra il XVI e il XVII secolo la città andò incontro ad un periodo di profonda trasformazione e ammodernamento urbanistico. Molte famiglie nobiliari lasciarono i propri palazzi del centro per trasferirsi nelle zone collinari della città. Un ruolo importante fu esercitato dal pontefice Sisto V che diede un forte impulso al rinnovamento della città. Fece realizzare nuovi edifici, ampliare quelli esistenti usando i materiali di antiche strutture di età classica e in particolare fece tracciare una nuova via, oggi denominata “sistina” che, attraverso le tre colline del Rione Monti, consentì il collegamento di Trinità dei Monti a San Giovanni in Laterano e Santa Croce in Gerusalemme.
Nel 1626 venne inaugurata la nuova Basilica di San Pietro in Vaticano, da allora ancora di più simbolo della grandezza della Chiesa e simbolo del potere pontificio.
Sul finire del XVIII secolo, Roma visse una fase di scontri e tumulti interni, sull’onda dei riflessi della Rivoluzione francese in tutta Europa. Il 15 febbraio del 1798 fu deposto Pio VI dalle truppe dell’esercito francese che avevano invaso Roma e venne proclamata la Repubblica Romana. Quest’ultima fu comunque destinata a vita breve visto che durò appena un anno con l’invasione dell’esercito napoletano e il ripristino lo Stato pontificio.
Periodo napoleonico
Con l’avvento al potere di Napoleone Bonaparte, nel 1808 la città divenne parte del Primo Impero francese. Napoleone, sensibile alla valenza storica della città eterna, diede incarico all’artista Antonio Canova di realizzare un intervento di forte ammodernamento di Roma e ordinò l’avvio di scavi archeologici finalizzati a riportare alla luce i resti della gloriosa storia dell’antico impero. A questo periodo risalgono gli scavi al Foro Romano.
Nel periodo finale dell’impero napoleonico Roma fu conquistata nel novembre del 1813 dal generale francese Gioacchino Murat, il quale imprigionò il pontefice Pio VII. Fu lo stesso Napoleone a liberare il Papa l’11 aprile 1814. Pio VII poté così far ritorno il 24 maggio dello stesso anno a Roma e ripristinare il dominio pontificio sulla città.
Età contemporanea
La Controriforma
Il XIX secolo segnò la fine del potere temporale dei pontefici. Il Congresso di Vienna sancì il ritorno del papa e la restaurazione dello Stato pontificio. Tuttavia nel 1848 i moti rivoluzionari che si erano propagati in tutta Europa, costrinsero il Papa a lasciare Roma. La sera del 24 novembre Pio IX fuggì da Roma per cercare rifugio alla corte del Regno delle Due Sicilie.
Nel gennaio del 1849 a Roma gli insorti convocarono i cittadini al voto per nominare un’assemblea nazionale cui affidare i pieni poteri di reggenza dello stato romano. La nuova assemblea presieduta da Giuseppe Galletti proclamò il 9 febbraio la nascita della Repubblica romana, la seconda della storia, approvando la nuova costituzione.
Napoleone III tuttavia intervenne in soccorso del Papa e inviò sue truppe affidandone il comando al generale Oudinot. Dopo un assedio alla città di alcuni giorni e la decisiva battaglia sul Gianicolo che costò la morte di circa tremila cittadini romani, i francesi entrarono a Roma il 1 luglio dei 1849. Il Papa tornò in città il 12 aprile 1850 e abrogò la Costituzione repubblicana.
Con l’unità d’Italia perseguita da Cavour e da Garibaldi, si rafforzò sempre di più la necessità di annettere anche lo Stato pontificio nel nuovo stato. Il Re Vittorio Emenuele II tentò di convincere il Papa a rinunciare il proprio potere temporale. Pio IX, difeso da Napoleone III, rifiutò categoricamente qualunque compromesso e la situazione non mutò fino al 1870, neanche in seguito al tentativo insurrezionale di patrioti intenzionati ad annettere la città al neonato Regno d’Italia. Con la fine del Secondo Impero francese, l’Italia procedette all’annessione.
Il 20 settembre del 1860, il generale Raffaele Cadorna con le sue truppe di bersaglieri, aprì una breccia nelle mura aureliane, presso Porta Pia. L’esercito italiano entrò così in città e al pontefice non restò altro che arrendersi. Roma venne annessa al Regno d’Italia e con la Legge n.3 del 3 Febbraio del 1871 ne divenne capitale. Al Papa fu comunque garantito il possesso dei territori del Vaticano, il Laterano e la residenza di Castel Gandolfo.
Il Regno d’Italia e il fascismo
Dopo i primi decenni di vita del Regno d’Italia e la Prima guerra mondiale, Roma fu teatro di importanti vicende politiche che portarono al potere, nel 1922, Benito Mussolini. Quest’ultimo il 28 ottobre organizzò la celebre marcia su Roma che segnò l’inizio della ventennale dittatura fascista.
La città, capitale del Regno e simbolo della grandezza italica nel mondo, suscitò l’interesse della dittatura che mirò a trasformarla esaltandone il glorioso passato e la grandezza storica. Ci fu una imponente rivoluzione di carattere urbanistica con la distruzione di interi quartieri e la demolizione di numerosi edifici di età medievale per aprire grandi vie, tra le quali via dei Fori Imperiali, Viale Regina Margherita.
Nel 1929, l’11 febbraio, furono sottoscritti i Patti Lateranensi tra lo Stato italiano e la Chiesa cattolica. In base all’accordo stipulato veniva istituito lo Stato indipendente di Città del Vaticano, sede del Pontefice. Per collegare Roma al nuovo stato fu abbattuta la Spina di Borgo e vene realizzata Via della Conciliazione.
Mussolini promosse anche la nascita di nuovi quartieri e nuovi ambienti, il più grande dei quali fu l’EUR così chiamato poiché realizzato per l’Esposizione Universale di Roma del 1942.
Venne anche realizzate il quartiere detto “città giardino” di Aniene, la città universitaria della Sapienza, il foro intitolato allo stesso Mussolini e la cittadella del cinema, denominata “Cinecittà”
Con l’entrata in guerra dell’Italia, Roma fu sede di violenze e di massacri come quello delle Fosse ardeatine. Nell’eccidio avvenuto nelle cave di Via Ardeatina il 24 marzo del 1944, le truppe naziste guidate dall’ufficiale delle SS Herbert Kappler uccisero 335 civili e militari italiani, come rappresaglia per un attentato subito il giorno prima in Via Rasella.
Il dopoguerra
Dopo la fuga dei tedeschi, Roma che era designata come città aperta, ossia città che non poteva essere bombardata per non danneggiarne il patrimonio artistico e monumentale, fu liberata grazie all’intervento dall’esercito alleato e dei partigiani il 4 giugno del 1944.
Dopo il referendum tenutosi in Italia il 2 e 3 giugno del 1946 per decidere la forma istituzionale e la conseguente nascita della Repubblica Italiana, Roma conservò il suo ruolo di capitale e conobbe un lungo periodo di sviluppo urbanistico, sociale e demografico.
Nel 1950 essa ospitò un nuovo Giubileo divenendo meta di grandi pellegrinaggi.
A partire dagli anni cinquanta, grazie anche agli studi cinematografici di Cinecittà e alle meravigliose scenografie offerte dal centro cittadino, Roma si afferma come capitale del cinema. Essa comincia ad essere location di importanti film e ad ospitare attori, registi e produttori di calibro internazionale. E’ in questo periodo che si affermò l’immagine di una città sede della “dolce vita”, tema reso famoso nel mondo dal film di Fellini dal titolo omonimo.
Nel frattempo alcune vie del centro, tra cui Via Veneto con i suoi locali e Via Condotti, Via Borgognona e Via Frattina con i loro negozi di alta moda, acquisiscono notorietà in tutto il mondo e diventano luoghi di frequentazione di vip e turisti provenienti da ogni parte.
La città subì un profondo sviluppo con la realizzazione di nuovi quartieri periferici e l’urbanizzazione di aree di campagna. Nello stesso periodo fu costruito il primo tratto della Metropolitana, il Grande Raccordo Anulare e la nuova Stazione ferroviaria Termini.
Dopo che Roma nel 1957 aveva assunto un ruolo importante nell’ambito della nascente comunità europea con la firma dei due trattati con cui si costituivano la CEE, antenata della moderna Unione Europea, e la Comunità europea dell’energia atomica, negli anni sessanta Roma ospitò prima le Olimpiadi, nel 1960, quindi il Concilio Vaticano II indetto da Papa Giovanni XXIII dal 1962 al 1965.
Da allora Roma, capitale d’Italia e sede della massima autorità della Chiesa cattolica, è stata interessata da un costante processo di crescita sociale, demografica ed economica, che l’ha posta sempre di più come uno dei più grandi e più importanti centri urbani del mondo.
Una cultura degna di una grande civiltà
Arte
Nei primi secoli di vita della città i Romani non attribuivano particolare importanza all’arte, considerata possibile causa di corruzione. I primi esempi d’arte a oggi che ritraevano defunti e che erano legati al culto degli antenati dei romani per gli antenati. Gli stili prevalenti che si imposero all’inizio erano quelli propri della cultura etrusca ed italica in genere e quelli della cultura ellenistica.
Fu grazie all’enorme espansione territoriale dell’Impero che arrivarono in città tesori provenienti dall’antica Grecia e da varie parti d’oriente che influenzarono l’attività locale e arricchirono gli edifici pubblici e privati di Roma.
Pian piano si affermò un’arte romana autonoma che si è soliti dividere in due principali correnti: l’arte aulica o patrizia e l’arte plebea, poi paleocristiana.
Per ciò che riguarda la pittura, per convenzione si è soliti parlare di quattro differenti stili, cosiddetti “pompeiani”. Purtroppo si sono conservati solo pochi esempi di dipinti presenti in varie case patrizie, come la villa di Livia o la Casa della Farnesina.
Al contrario della pittura di cui rimangono poche testimonianze, l’architettura romana è ricca di esempi ancora visibili, a cominciare dalla ricca rete stradale che venne costruita per collegare Roma alle varie e lontane zone dell’Impero. La più grande invenzione dei romani, oltre alle strade fu comunque il sistema della costruzione basato sull’arco e sulla volta portante. La cupola che derivava dall’applicazione di questa tecnica fu un altro elemento tipico dell’architettura romana.
Con la diffusione del Cristianesimo, in città cominciarono ad essere costruite catacombe, chiese e basiliche di carattere religioso. Durante il periodo delle invasioni barbariche l’arte romana subì inevitabilmente un periodo di decadenza, fino all’incoronazione di Carlo Magno che restituì un ruolo alla città e rappresentò un momento di inizio di uno sviluppo della città che il nuovo imperatore voleva fosse anche culturale ed artistico.
In età medievale le famiglie nobiliari cominciarono a realizzare grandi edifici come propria residenza e soprattutto torri che rappresentavano il simbolo della loro autorità. Con l’affermarsi del ruolo di Roma come sede del Pontefice e centro della Chiesa, la città divenne il principale centro culturale d’Europa e il luogo dove confluirono i maggiori artisti per lavorare al servizio dei vari papi. Tra gli artisti che nel Medioevo furono attivi a Roma vanno ricordati Raffaello, Michelangelo, Bramante, Botticelli, Beato Angelico, Piero della Francesca, Leon Battista Alberti, Masaccio.
Nel 1600 secolo in città cominciò a svilupparsi una nuova corrente artistica, il barocco, che ebbe in Gian Lorenzo Bernini e Francesco Borromini e di cui si apprezzano straordinari esempi in varie parti della città.
Nel XVIII secolo e ancor più nel secolo successivo con l’annessione di Roma e dello Stato pontificio al Regno d’Italia la città subì un nuovo periodo di decadenza, sebbene grandi artisti come il Canova, vi lavorarono per realizzare nuovi grandi capolavori.
Con l’avvento del fascismo e il rinnovamento urbanistico che interessò la città, nuovo centro dello sviluppo artistico cittadino divenne il quartiere dell’EUR. Questa zona della città fu il luogo di nuove sperimentazioni architettoniche e artistiche moderne e contemporanee.
Teatro
Il teatro a Roma ha origini antichissime visto che già nel IV sec. a.C. si tenevano il fescennino, antica forma di rappresentazione tratrale, la satura, l’atellana, primitiva forma di commedia e il mimo di origine greca.
Il teatro precedette e determinò la nascita della letteratura. Secondo la tradizione la prima produzione letteraria latina risale infatti al 240 a.C. quando fu affidato a Livio Andronico da parte degli Edili la stesura di una “fabula” per celebrare l’anniversario della vittoria romana nella prima guerra punica.
Il teatro latino delle origine era profondamente influenzato da quello greco e tra i maggiori autori si annoverano Paluto, Terenzio e Lucio Anneo Seneca.
Durante il Medoevo l’unica forma di teatro che sopravvisse fu quello religioso, anche in virtù della censura che i pontefici applicavano a questa espressione artistica. Nel seicento si tornò a dedicare aree pubbliche allo svolgimento di rappresentazioni teatralo e nel 1513 Leone X ordinò la realizzazione di un apposito uno spazio pubblico presso il Campidoglio.
Nei secoli successivi il teatro romano visse l’alternarsi di periodi di grande sviluppo a periodi di declino. Nel XVIII sec. ebbe grande successo il melodramma di Pietro Metastasio e vennero edificati il Teatro Alibert e il Teatro Argentina. Nelle seconda metà dell’ottocento si diffuse soprattutto il teatro in dialetto romanesco e in prosa e fu realizzato il Teatro dell’Opera.
Nell’ultimo periodo sono soprattutto le aree periferiche della città ad essere state interessate alla costruzione di nuovi teatri.
Musica
La musica sin dall’età antica ricoprì un ruolo di grande importanza. Essa derivò dalla cultura etrusca e italica e si impose in vari settori della vita della città, da quello militare a quello sociale. I più antichi canti che avevano il carattere di filastrocche erano i carmina convivialia, le neniae, i carmina triumphalia.
Con la diffusione della religione cristiana a Roma si affermò il canto cristiano. Dopo l’editto di Costantino venne creata la prima schola lectorum, futura schola cantorum e cominciò a diffondersi il canto ufficiale della liturgia romana, ossia il Canto gregoriano dal nome del pontefice Gregorio Magno, il quale ne fu ispiratore del.
In ambito sacro tra il 1500 e il 1600 nacque la Cappella Musicale Pontificia Sistina e si sviluppò un movimento che si poneva l’obiettivo di individuare un nuovo stile sacro. Da esso nacque la nuova musica barocca e polifonica di cui Giovanni Pierluigi da Palestrina fu tra i principali interpreti.
A Roma fu fondata la prima accademia di musica al mondo, l’accademia nazionale di Santa Cecilia nata nel 1584.
Nei secoli seguenti essa ospitò celebri compositori tra cui Mozart, Vivaldi, Rossini e Franz Liszt e i contemporanei Ennio Morricone e Nicola Piovani.
Sono nati a Roma anche alcuni noti cantautori italiani dei tempi moderni, come Claudio Villa, Francesco De Gregori, Antonello Venditti, Claudio Baglioni, Renato Zero, Fiorella Mannoia, Jovanotti, Eros Ramazzotti.
Musei
Al di là del fatto che la città può senz’altro definirsi museo a cielo aperto per la mole incredibile di resti archeologici e di edifici e monumenti dal grandissimo valore storico ed artistico, Roma è anche ricchissima di musei: In essi sono ovviamente contenuti dipinti, sculture, oggetti di ogni genere appartenuti alla straordinario patrimonio dell’antica civiltà romana o della storia più recente della città. Si calcola che nel solo centro storico siano presenti oltre 100 musei, mentre inm tutta la città ve ne sono 270. Roma vanta peraltro il primato di possedere il primo museo pubblico più antico del mondo, i Musei Capitolini e i Musei Vaticani, custodi di un patrimonio storico di straordinario valore.
Università
Roma ha una antichissima tradizione nell’ambito scolastico, visto che la prima scuola pubblica risale alla metà del III secolo a.C. A lungo fu uno dei principali centri di istruzione di livello internazionale. A partire dal Medioevo fino alla fine dello Stato pontificio l’istruzione scolastica fu gestita dalla Chiesa.
Attualmente a Roma esistono ben 46 università, 24 dei quali sono atenei pontifici. La più grande e più famose tra le università è senz’altro “La Sapienza”, ateneo pubblico, intorno al quale sorge una vasta area, denominata “città universitaria”.
In città sono numerosissime anche le biblioteche, tra cui la prima Biblioteca europea aperta al pubblico, la Biblioteca Angelica,la Biblioteca Apostolica del Vaticano e l’antica Biblioteca Universitaria Alessandrina.
Istituti di ricerca
A Roma sono presenti numerosi enti legati alla ricerca di carattere scientifico, tecnologico e medico tra i quali il CNR, ossai il Consiglio Nazionale delle Ricerche, ente pubblico con il compito di promuovere e valorizzare attività di ricerca nei principali settori economici, l’ISTAT, che si occupa di statistiche e censimenti sulla popolazione e sui vari settori dell’economia, l’ISIAO, che opera nell’ambito degli scambi culturali fra Italia e i continenti africano e asiatico e l’IPOCAN, che studia le questioni attuali del Medio Oriente e dell’Islam, l’Accademia Nazionale dei Lincei, che si prefigge di conservare e promuovere la lingua italiana nella sua versione più pura.