Il Teatro Massimo Vittorio Emanuele è uno dei teatri lirici più prestigiosi d’Europa. Con i suoi oltre 7.700 metri quadrati per dimensioni è il primo in Italia e il terzo in Europa, superato solo dall’Opera di Parigi e dallo Staatsoper di Vienna.
La struttura, realizzata alla fine del XIX secolo, è in stile neoclassico e oltre agli ambienti del teatro sono presenti stanze di rappresentanza, sale, gallerie, scalinate che rendono monumentale l’intero complesso.
Zona
Piazza Verdi
Orari
Da martedì a domenica
Nei giorni senza spettacolo dalle ore 9.30 alle ore 17.00 (ultimo ingresso alle ore 16.30)
Nei giorni con spettacolo dalle ore 9.30 alle ore 17.30 (ultimo ingresso alle ore 16.00)
Biglietti
Intero: € 8,00
Ridotto per ragazzi fino a 18 anni e over 65 anni: € 5,00
Ridotto per gruppi almeno 20 persone: € 6,00
Ridotto per scolaresche: € 3,00
I gruppi di almeno 20 persone devono prenotare la visita tramite e-mail marketing@teatromassimo.it, via tel. 091 60.53.267 o via fax 091 60.53.267
Storia
La realizzazione del Teatro iniziò nel 1875. Fu indetto un concorso per individuare il progetto. I lavori furono affidati a Giovan Battista Filippo Basile, il quale morì a lavori ancora in corso. Continuò l’opera suo figlio assistito dalla direzione tecnico dell’architetto Rutelli.
Per edificare il Teatro vennero demolite la chiesa delle Stimmate e il monastero di San Giuliano.
Basile, per fare in modo che la costruzione seguisse l’impronta propria dello stile classico greco-romano, organizzò dei corsi di formazione ad hoc per le maestranze. In particolare c’era necessità di formare i circa 150 maestri che lavoravano all’opera all’intaglio dei blocchi di pietra e la decorazione esterna.
La maestosità del progetto rese necessarie anche l’introduzione di macchinari fino ad allora mai usati. Tra questi una gru con motore a vapore che con un sistema di carrucole e cavi consentì di sollevare blocchi, colonne e capitelli di un peso enorme fino a oltre 20 metri di altezza.
I lavori furono completati nel 1897, anno di inaugurazione del Teatro. Nel 1974 si resero necessari interventi lavori di restauro che proseguirono fino al 1997 quanto la struttura venne finalmente riaperta al pubblico.
Nel 1990 all’interno del teatro sono state girate alcune riprese del film Il padrino – Parte III, ultima parte della celebre trilogia del regista Francis Ford Coppola. Si tratta della scena in cui il Padrino Michael Corleone assiste a Palermo alla rappresentazione dell’opera Cavalleria rusticana di Mascagni.
Attualmente esso è gestito dalla omonima Fondazione.
Descrizione
L’ambiente si presenta distribuito con simmetria e geometria. La struttura è semplice, caratterizzata da semplici decorazioni e linee architettoniche tipiche dell’arte greca e romana, ispirate ai templi e alle antiche basiliche.
Esterno
L’esterno è caratterizzato da un pronao in stile corinzio, cui si accede tramite una scala monumentale. Ai suoi lati sono presenti due leoni in bronzo con l’allegoria della Tragedia, opera di Benedetto Civiletti e dell’allegoria della Lirica dello scultore Rutelli.
La struttura è sormontata da una grande cupola, al cui interno è presente un apparato metallico a rete con appositi accorgimenti meccanici che consentono spostamenti in presenza di variazioni di temperature.
Interno
L’apparato architettonico della grande sala è stata realizzata dall’architetto Ernesto Basile, il quale si ispirò allo stile Liberty. Le decorazioni, gli arredi e le preziose composizioni dei palchi furono opera di Ducrot.
La sala ha una forma a ferro di cavallo e presenta cinque ordini di palchi con galleria.
In platea è presente un particolare speciale soffitto che all’occorrenza può essere aperto verso l’alto. Ciò consente di aerare l’ambiente senza bisogno di sistemi di ventilazione o climatizzazione.
Nella sala pompeiana, detta anche rotonda del mezzogiorno, in origine riservata agli uomini, c’è un particolare effetto acustico determinato dall’asimmetria della stanza. Per via di questo accorgimento architettonico chi è al centro della stanza sente amplificata la propria voce ma è tale la risonanza che dall’esterno non si riesce a comprendere ciò che viene detto all’interno.