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Basilica di San Marco

Zona

SESTIERE SAN MARCO

Orari

La visita dura circa 10 minuti.
I visitatori sono tenuti al rispetto della sacralità del luogo e di una serie di comportamenti. In particolare occorre fare attenzione all’abbigliamento che deve essere consono al carattere religioso del luogo, a non fare foto o riprese, a non parlare a alta voce.
Eventuali bagagli o borse ingombranti devono essere lasciate in deposito in Ateneo San Basso, di fronte alla Porta dei Fiori, facciata Piazzetta dei Leoncini).

Basilica
Novembre – Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile)
da lunedì a venerdì 9.45 – 17.00, domenica e festivi: 14.00 – 16.00

Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile) – Novembre
da lunedì a venerdì 9.45 – 17.00, domenica e festivi: 14.00 – 17.00

Museo di San Marco
Novembre – Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile)
da lunedì a domenica 9.45 – 16.45

Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile) – Novembre
da lunedì a domenica 9.45 – 16.45

Pala d’oro
Novembre – Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile)
da lunedì a domenica 9.45 – 16.00, festivi: 14.00 – 16.00

Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile) – Novembre
da lunedì a domenica 9.45 – 17.00 , festivi: 14.00 – 17.00

Tesoro
Novembre – Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile)
da lunedì a domenica 9.45 – 16.00, festivi: 14.00 – 16.00

Periodo di Pasqua (Marzo/Aprile) – Novembre
da lunedì a domenica 9.45 – 17.00, festivi: 14.00 – 17.00

Prezzi

Basilica
Ingresso gratuito

Museo di San Marco
Biglietti € 5,00 , ridotti per gruppi superiori a 15 persone € 2,50

Pala d’oro
Biglietti € 2,00, ridotti per gruppi superiori a 15 persone) € 1,00

Tesoro
Biglietti interi € 3,00, ridotti per gruppi superiori a 15 persone € 1,50

Da non perdere

  • La Facciata
  • I tetrarchi
  • La Quadriga
  • L’Altare Maggiore
  • Le cupole
  • Il Museo di San Marco
  • La Pala d’oro
  • Il Tesoro di San Marco
    1. Cronologia

    829 Fu realizzata a Venezia la prima chiesa dedicata a San Marco. Essa sorse per accogliere le reliquie del Santo patrono rubate, secondo quanto narra la tradizione, da due mercanti veneziani, Rustico di Torcello e Buono da Malamocco, ad Alessandria d’Egitto.
    832 La prima chiesa bruciò a causa di un incendio durante una rivolta nel 976 e fu ricostruita due anni più tardi da Pietro Orseolo.
    1063 il Doge Domenico Contarini avviò la costruzione di una nuova chiesa, continuata negli anni seguenti dai Dogi Domenico Selvo e Vitale Falier.
    1094 La nuova chiesa fu consacrata nel 1094, anno in cui secondo la leggenda, fu ritrovato il corpo di San Marco in un pilastro della Basilica lì nascosto in occasione dei precedenti interventi.
    Fine XII sec. Furono sostanzialmente completati i mosaici dorati all’interno della Basilica la Basilica cominciò ad arricchirsi di nuovi elementi di arredo (colonne, marmi, fregi ornamentali, tesori) che i mercanti portavano soprattutto dall’Oriente come bottino delle loro avventure.
    1204 Ci fu il celebre Sacco di Costantinopoli della Quarta Crociata nel 1204 grazie al quale i veneziani portarono preziosi ornamenti e tesori per arricchire la Basilica, tra cui l’icona della Madonna Nicopeia)
    1231 un violento incendio colpì la Basilica che fu di nuovo parzialmente ricostruita. Poco più tardi fu costruito un vestibolo collocato intorno al braccio occidentale e fu realizzata la facciata.
    Metà XIII sec. Mentre anche la piazza era interessata da importanti lavori di sistemazione vennero sopraelevate le cupole utilizzando tecniche di costruzione bizantine che prevedevano l’impiego di costruzioni in legno rivestite da lamine di piombo poste sopra le cupole originali.
    1342 Venne realizzato il Battistero e la Cappella di Sant’isidoro di Chio
    XIV sec. Fu costruita la Cappella Zen e si ebbe la conclusione delle decorazioni gotiche della parte superiore delle facciate con edicole, cuspidi e sculture che diedero alla Basilica l’aspetto esteriore attuale.
    1617 Fu completata la Basilica anche nella sua parte interna con la realizzazione dell’altare della Nicopia e quello dell’Altissimo Sacramento
    1807 la Basilica divenne sede del Patriarca di Venezia.

      Stile

    Il modello utilizzato per la realizzazione è la Basilica dei Santi Apostoli di Costantinopoli, risalente ai tempi di Giustiniano e andata distrutta verso la fine del XV secolo.
    Lo stile bizantino, oltre che nel modello adottato per la forma architettonica si evidenzia anche nei mosaici e nelle decorazioni della facciata e degli interni oltre che nei molti elementi di arredo direttamente provenienti dall’Oriente.
    Oltre allo stile bizantino gli stile prevalenti sono il romanico e il gotico. Tuttavia essa fu arricchita nei secoli da diversi artisti non solo italiani e si può dire che rappresenti un insieme di stili riferiti a diversi periodi storici o a diverse scuole con cui l’arte veneziana entrò in contatto.

      Pianta

    La pianta è quella tipica della croce greca con il braccio più lungo che misura 76,5 metri e il braccio trasversale che misura 62,60 metri.

      Descrizione

    La Basilica di San Marco è un monumento sicuramente unico al mondo per la sua storia, lo stile maestoso che ne caratterizza sia l’esterno che gli interni. Sebbene attualmente sia possibile visitare solo una porzione il visitatore ha modo di cogliere pienamente la grandezza dell’opera che i Veneziani hanno arricchito nei secoli, quasi che la bellezza della Basilica fosse l’immagine della città da proiettare verso l’esterno.
    Essa, impostata sul modello della Basilica dei Santi Apostoli di Costantinopoli, venne realizzato sopra i resti delle due precedenti chiese, nello spazio compreso tra il Palazzo Ducale e la Chiesa di San Teodoro e si sviluppa soprattutto in larghezza, seguendo l’impostazione architettonica veneziana per cui occorreva equilibrare il peso al suolo evitando di appesantire troppo l’edificio.
    Esterno
    Osservandola dall’esterno, in altezza l’impianto si suddivide in tre piani: quello inferiore, la terrazza e le 5 cupole che sovrastano la struttura. Ogni cupola presenta all’interno quattro grandi volte che poggiano su pilastri quadripartiti. La più alta si queste misura 43 metri.

    Facciata

    La facciata esterna fu completata nel XIV secolo, è di marmo arricchito da bassorilievi, sculture di vario tipo e mosaici policromi.
    Il mosaico nella lunetta del Portone centrale rappresenta un tema caro all’arte romanica, il giudizio universale e presenta tre piccoli archi di differenti dimensioni in cui sono raffigurati Profeti, Virtù, Mestieri, Allegorie dei mesi, putti e animali.
    Tutti gli altri mosaici della facciata hanno per oggetto il corpo di San Marco portato a Venezia dai mercanti che lo trafugarono ad Alessandria e deposto all’interno della Basilica. In particolare il mosaico posto sopra il portale di Sant’Alipio, l’accesso all’estrema sinistra, raffigura l’ingresso delle spoglie del santo nella basilica ed è l’unico di origine duecentesca rimasto intatto. Gli altri sono stati rifatti sul soggetto originale tra il 1600 e il 1800.

    Ingressi

    Le porte di accesso alla Basilica presentano timpani ad arco inflesso di chiara derivazione araba sono arricchiti con le statue delle virtù cardinali e teologali e dei quattro santi guerrieri. Al centro si nota la Statua di San Marco e più sotto il Leone alato simbolo dell’evangelista.
    Alle estremità si trovano le porte di San Clemente e di San Pietro, rispettivamente a destra e a sinistra. La porta bronzea di San Clemente, è dell’XI secolo ed è di origine bizantina, la porta centrale è del secolo successivo mentre le altre sono di epoche più tarde. Nell’estremità nord della facciata si trova invece al porta di Sant’ Alipio. L’entrata principale da ovest è caratterizzata da un portone ligneo risalente al X secolo, ricoperto di lastre di rame e di bronzo.
    In origine si apriva nella facciata laterale la cosiddetta “porta del mar”, che, posta accanto al molo e al palazzo ducale rappresentava l’ingresso principale alla città, ora chiusa dalla Cappella Zen.

    Monumenti esterni

    La quadriga

    Sopra il portone centrale è la Quadriga. Si tratta di un’opera composta da quattro cavalli scolpiti in bronzo dorato e argentato, proveniente dall’Ippodromo di Costantinopoli, dove i Veneziani la depredarono in occasione della IV Crociata. In realtà la scultura visibile sulla facciata della Basilica è una copia, visto che l’originale è conservata, dopo un recente restauro, nel Museo di San Marco. Si tratta dell’unica quadriga ornamentale antica che è giunta fino a noi

    Pilastri acritani

    Due pilastri sono collocati sul lato sinistro della Basilica, davanti alla Porta della Carta, l’accesso all’antico archivio di stato. Sono detti pilastri acritani dal nome di San Giovanni s’Acri che la portò a Venezia dalla Basilica di San Polieucto. Esse sono arricchiti da rilievi come pavoni, uva, palme. La strana posizione deriva dal fatto che esse furono collocate in uno dei pochi spazi rimasti liberi.

    I tetrarchi

    Accanto alla Porta della Carta si trova un’altra opera trafugata a Costantinopoli dai crociati veneziani. Essa, risalente alla fine del III secolo, rappresenta i “tetrarchi”, ossia gli imperatori cui Diocleziano affidò le quattro parti in cui aveva diviso l’Impero romano. Ciascuna coppia in porfido rosso. Una delle statue è priva di un piede, oggi conservato nel Museo archeologico di Istanbul.
    Secondo una leggenda in realtà i quattro personaggi non sarebbero altri che quattro ladri trasformati in pietra da San marco mentre stavano rubando il suo tesoro. Per questo sarebbero stai poi murati dai veneziani proprio nel cantone del Tesoro della Basilica.

    L’architetto ignoto

    All’interno del grande arco della porta centrale vi è una cattedra nella quale è collocato il bassorilievo denominato “architetto ignoto” di San Marco. L’immagine individuerebbe l’architetto della Basilica rappresentato come un saggio orientale che indossa un turbante, porta una stampella ed è intendo a mangiarsi un dito. Esso richiama l’origine greca degli architetti scelti dal doge Contarini per la costruzione della basilica, la sua posizione a sedere è indice di dignità, la stampella rappresenta l’infermità pegno cui è costretto l’architetto che raggiunge grandi successi secondo la filosofia del tempo, mentre il gesto del dito, rappresenterebbe secondo la tradizione la punizione cui il Doge lo avrebbe sottoposto dopo che alle congratulazioni del Doge stesso per la realizzazione, l’architetto rispose con supponenza che avrebbe potuto farla meglio.

    Nartece

    Sui lati ovest e nord la chiesa e circondata da un nartece. Si tratta di un atrio, il quale è arricchito da mosaici sul soffitto, con soggetti principali la Genesi ed episodi delle vite dei profeti e sembra preparare alle scene del nuovo testamento rappresentate all’interno. Anche le sei piccole cupole, quella della Genesi, di Abramo, di Mosè e le tre di Giuseppe che sovrastano il secondo ambiente del nartece sono arricchite con mosaici. Nella cupola della Genesi sono addirittura rappresentate ventisei scene.
    Vicino al portone principale attraverso cui si accede all’interno della Basilica si trovano nicchie con mosaici in stile bizantino che raffigurano la Beata Vergine Maria e gli Apostoli e più in basso mosaici di artisti locali che raffigurano gli Evangelisti.
    Oltre che dal portone centrale si accede all’interno della basilica dalla porta di San Clemente, da quella di San Pietro e nel lato nord dalla porta della Madonna e dalla porta di San Giovanni.

    Interno

    L’interno con pianta a croce greca presenta braccia composta da tre navate, divisi da colonnati.
    Le pareti sono poco spesse perché avevano la funzione di alleggerire il peso al suolo. I pavimenti sono particolarmente ricchi, rivestiti di marmo con disegni geometrici e mosaici in cui sono rappresentate figure di animali, desunti dai bestiari di età medievale. Tra questi il pavone che per i cristiani era simbolo di immortalità.

    Altare maggiore

    A diversità dei modelli greci, l’altare, legato alla tomba dell’evangelista, non è al centro della croce, ma sotto la cupola orientale, quella del presbiterio. Ne consegue che i bracci non siano identici, ma l’asse longitudinale presenta una navata centrale più ampia.
    L’altare maggiore è sovrastato dal ciborio retto da un gruppo di colonne istoriate e dietro di esso è collocata la Pala d’oro, che è rivolta verso l’abside ed è parte del prezioso Tesoro di San Marco.
    Sottostante l’altare maggiore vi il sacello in cui era custodito il corpo dell’evangelista.
    La cripta presenta nella parte superiore volte a botte incrociate, mentre nel livello inferiore è presente un ambiente che prende il nome di “retrocripta” e dal 1807 conserva le tombe dei patriarchi di Venezia.
    Il presbiterio è separato dal resto della basilica da una parete divisoria, un’iconostasi, decorata da otto colonne in marmo rosso, da un alto Crocifisso e da statue in stile gotico risalenti alla fine del 1300, realizzate dai Pier Paolo e Jacobello dalle Masegne.
    Dal presbiterio si accede direttamente alla sagrestia, completata nel XV secolo e alla vicina Chiesa di San Teodoro, anch’essa del XV secolo e al cui interno è collocato il dipinto del Tiepolo “Adorazione del Bambino”.
    In fondo al presbiterio, all’abside, è presente un altare cui si accede mediante 5 scalini.
    Il transetto di destra è collegato al Palazzo Ducale e al suo interno si trova il cosiddetto ambone delle reliquie, la struttura sopraelevate per la lettura dei testi sacri, da cui il Doge si mostrava ai cittadini dopo l’elezione. Nella navata di sinistra si trovano l’altare del Sacramento la cappella di San Clemente ed il pilastro da cui secondo la leggenda il corpo di San Marco sporse il braccio per farsi ritrovare dai fedeli.
    Nella navata di destra sulle pareti si ammirano i mosaici che raccontano del ritrovamento del corpo di San marco nel 1094. Inoltre vi è l’accesso alle stanze del Tesori di San Marco. L’edificio che conserva il tesoro è composto da una torre angolare, al cui interno è presente anche il Santuario con le reliquie.
    Nel transetto di sinistra è presente un ambone doppio, la cappella di San Pietro e la cappella della Madonna Nicopei che conserva un’icona bizantina portata a Venezia dopo il Sacco di Costantinopoli. Dal transetto si accede alla cappella di Sant’Isidoro di Chio ed alla cappella Mascoli.

    Cupole

    La struttura presenta cinque cupole “a cipolla” di derivazione bizantina: la cupola dell’ Ascensione al centro, la Cupola dei Profeti sopra il presbiterio, la Cupola di San Giovanni e quella di San Leonardo, rispettivamente nella parte nord e sud del transetto e la Cupola della Pentecoste sopra la navata.
    Esse sono costituite da semisfere che poggiano su volte di sostegno. Le originali cupole in muratura sono state successivamente ricoperte da costruzioni in legno più grandi, rivestite da lamine di piombo e sormontate da un cupolino con una croce dorata.

    Mosaici

    Mentre l’esterno della facciata è soprattutto bianco, gli interni si presentano soprattutto di color oro per l’utilizzo di una impressionante quantità di oro, che peraltro nella tradizione orientale rappresentava la luce divina.

    Le realizzazione delle decorazioni interne alla basilica si è sviluppata lungo un periodo di tempo molto ampio ma ha conservato un’impostazione coerente per stile e iconografia.
    I mosaici più antichi sono quelli dell’abside, risalgono alla fine dell’XI secolo e furono realizzati da artisti veneziani e greci. Stessa cosa per quelli degli Apostoli e degli Evangelisti oggi sul nartece ma che con ogni probabilità erano presenti all’ingresso della Basilica prima della costruzione dell’atrio.
    Gli altri mosaici degli interni furono aggiunti dalla seconda metà del XII secolo. Ad essi lavorarono artisti veneziani e bizantini.

    Dopo il 1200 avviene una traduzione del linguaggio artistico musivo, passando “dal greco al latino”, grazie ad artisti come Paolo Veneziano, Paolo del Castagno e più tardi Andrea del Castagno di assiste ad una modifica di stile dal greco al latino. Ciò si rileva nei mosaici della Cappella di Sant’Isidoro e in quella dei Mascoli.
    Quasi tutti i mosaici si ispirano tuttavia ai principi propri della scuola bizantina e i temi trattati sono quelli delle profezie, della parusia, ossia della nuova venuta di Cristo per la fine del mondo.

    Lo sviluppo del ciclo narrativo ha la sua base nelle tre cupole della navata principale, quelle del sviluppandosi da est a ovest, cioè dal Presbiterio, seguendo il corso del sole, che rappresenta il Signore.
    Nella cupola del Presbiterio troviamo i profeti che, attorno a Maria annunciano i testi delle loro profezie, l’annuncio dell’angelo a Maria, l’adorazione dei Magi, la presentazione al tempio, il battesimo di Gesù.
    Nella cupola dell’Ascensione si nota l’immagine Cristo al centro di un cielo stellato trasportato sopra un arcobaleno da quattro angeli, i dodici Apostoli con la Vergine e gli angeli. Tra le finestre sono invece rappresentate sedici figure di donne che danzano e rappresentano le virtù e beatitudini.
    Nella Cupola della Pentecoste è rappresentato lo Spirito Santo che nella forma di lingue di fuoco scende sugli apostoli. Tra le finestre troviamo gruppi di persone che ascoltano la parola del Signore.

    Organi

    La città di Venezia presenta una straordinaria tradizione musicale e in questo contesto notevole fu il ruolo svolto dalla Basilica di San Marco, che ospitava due organi usati per l’accompagnamento di cori a cappella in polifonia vocale.
    L’Organo Tamburini, a trasmissione mista, collocato alla sinistra del presbiterio, realizzato nel 1766 da Gaetano Callido e sviluppato dalla ditta Tamburini nel 1972 e l’Organo Callido, a trasmissione esclusivamente meccanica, posto a destra del presbiterio, anch’esso realizzto nel 1766.

    Cappella Marciana

    Proprio a Venezia si afferma la figura del Maestro di Cappella. Ciò accadde nel 1436 con Johannes de Quadris cui seguirono Pietro de Fossis (1491-1525) , Adrian Willaert (1527-1562) e Cipriano De Rore (1515-1565). Da allora presso la Basilica di San Marco sono da sempre esistite le figure di un Maestro e di un organista.
    Il coro, noto come Cappella Marciana, ha continuato nei secoli ad operare, tanto che ancora oggi è considerata un simbolo della tradizione musicale europea.
    Nel XVI secolo i maggiori esponenti di musica sacra furono Andrea Gabrieli (1533-1588) e Giovanni Gabrieli (1557-1612).

      Personaggi

    La vita di San Marco Evangelista

    San Marco è il Santo Patrono di Venezia e il suo simbolo è rappresentato da un leone alato munito di spada e di un libro aperto sul quale campeggia la frase “Pax Tibi Marce Evangelista Meus” corrispondente a “pace a te, Mio Marco Evangelista”.
    E’ stato possibile ricostruire le tappe più importanti della vita di Marco tramite testi del Nuovo Testamento e opere di antichi scrittori cristiani contemporanei o successivi all’evangelizzatore.
    Marco si presenta con doppio nome: Giovanni, di tradizione ebraica, e Marco, di antichissima tradizione romana riportabile a Marte, il dio della guerra.
    In realtà San Marco aveva un doppio nome, essendo noto nella tradizione ebraica anche come Giovanni.
    Egli nacque sotto l’impero di Augusto a Cirene, nell’attuale Libia, regione allora nota come Cirenaica che, poco dopo la nascita di Marco, venne invasa da tribù barbare.
    Marco fu così costretto a fuggire a Gerusalemme insieme alla famiglia e lì incontrò i primi cristiani intenti ad annunciare in verbo di Gesù.
    In particolare strinse amicizia con Barnaba e Paolo che seguirà prima ad Antiochia, nella parte meridionale della Turchia e da lì a Salamina antica capitale nell’isola di Cipro.
    Da Cipro Marco lasciò i suoi compagni di viaggio per tornare a Gerusalemme dove nel 49, in occasione del Concilio apostolico, conobbe Pietro.
    Insieme a Pietro tornò ad Antiochia dove incontrò di nuovo Paolo, che però non volle riprenderlo con lui essendosi sentito tradito e Barnaba, insieme al quale raggiungerà di nuovo Cipro.
    E’ probabilmente dopo il 50 che Marco raggiunse Roma e lì compose il suo Vangelo mentre svolgeva la sua attività di aiutante di Pietro tra gli ebrei e i romani pagani.
    Clemente Alessandrino, nel 200 circa, riferisce che Marco compose il suo vangelo spinto dai “cavalieri di Cesare” (soldati romani) che gli chiedevano di mettere per iscritto quello che l’apostolo narrava loro a voce.
    Il doge Andrea Dandolo, nella sua Chronica del 1350, definisce Marco discepolo di Pietro e afferma che egli compose a Roma il suo vangelo su sollecitazione dei cristiani locali preoccupati che la sua predicazione andasse in seguito perduta. Pietro accolse positivamente la cosa, ordinando che il testo scritto da Marco venisse utilizzato dalle varie chiese.
    Da Roma Marco si spostò ad Aquileia, da cui ripartì per tornare di nuovo a Roma.
    La leggenda narra che Marco affrontò il viaggio con Ermagora e attraversò l’attuale laguna transitando con un imbarcazione attraverso i canali circondati da terre allora pressoché disabitate. Quando i due giunsero a Rivalto, allora un piccolo porto una bufera di vento li costrinse ad approdare presso una vicina isola. E’ qui che Marco andò in estasi e gli apparve un angelo profetico che gli annunciò le sue future missioni apostoliche e la realizzazione di una città, splendida che avrebbe accolto le sue spoglie.
    Tornato a Roma e incontrato di nuovo Pietro, Marco si recò in Egitto, ad Alessandria, dove, secondo Eusebio di Cesarea, autore dell’Historia ecclesiastica, annunciò per primo la parola del Signore e organizzo la comunità ecclesiastica locale.
    La tradizione vuole che Marco intraprese il viaggio in Egitto dopo un apparizione di Gesù che gli avrebbe assegnato la missione di evangelizzare questa terra.
    Partito da Roma egli si recò prima a Gerusalemme, quindi a Cirene dove avrebbe compiuto opere prodigiose e miracoli e infine raggiunse Alessandria.
    Dopo un’intensa attività di predicazione e di organizzazione della gerarchia ecclesiastica fu arrestato da alcuni soldati inviati da suoi avversari durante la celebrazione eucaristica della pasqua dell’anno 68. Egli morì il 25 aprile del 68, giorno seguente all’arresto.
    Secondo la tradizione,i suoi persecutori gettarono il corpo del defunto nel fuoco con l’intento di cancellarne ogni traccia ma il Signore intervenne con una fortissima bufera che spaventò i presenti e li indusse ad abbandonare le spoglie di Marco. Queste furono raccolte successivamente da alcuni cristiani che li portarono nel centro di Boucoli, dove il santo si raccoglieva in preghiera,
    Il suo sepolcro divenne sin da subito un luogo di culto tanto che oltre ad essere la sede dell’investitura dei patriarchi di Alessandria che venivano consacrati tenendo in mano il capo dell’evangelista defunto avvolto in stoffe.
    Dopo le invasioni arabe, il santuario andò distrutto ma fu ricostruito per conservare le spoglie di San Marco che erano comunque state recuperate.
    I resti di San Marco, insieme a quelli di Santa Claudia, furono poi trafugati dal loro sito originario ad Alessandria e portati a Venezia nell’828 da due mercanti. Fu proprio per ospitare il corpo del Santo patrono che fu realizzata a Venezia la celebre Basilica.

    Secondo la tradizione due mercanti Rustico da Torcello e Buono da Malamocco si recarono ad Alessandria per recuperare le reliquie del Santo e donarle alla loro città. Essi riuscirono nell’intento e, trafugate le spoglie di San Marco, che nascosero in ceste coperte da cavoli e carni suine, riuscirono a passare la dogana denunciando il trasporto di carne (celebre fu il grido “kanzir, kanzir” in arabo “maiale”. Dopo un lungo viaggio in cui evitarono il naufragio grazie all’apparizione del santo nel sonno giunsero a Venezia il 31 gennaio 828.
    Le reliquie accolte all’arrivo al porto di Olivolo dal vescovo e dal Doge Particiaco, furono dapprima riposte in una stanza del Palazzo Ducale, poi, nella nuova Basilica realizzata per l’occasione. Fu allora che San Marco divenne Patrono di Venezia.
    Nel 1094, durante i lavori per la realizzazione della nuova Basilica ci si accorse che le reliquie erano scomparse. La città era disperata e comincio un lungo periodo di digiuno e preghiera.
    Il Santo il 25 giugno ci fu un’adunanza in Basilica e il santo apparve al doge Vitale Falier, al vescovo Domenico Contarini e agli altri presenti facendo sporgere un suo braccio da un pilastro, collocato sul lato destro della chiesa e spargendo intorno un intensissimo profumo.